La vita del gatto

Mediamente la vita del gatto si aggira intorno ai 10 anni, anche se può raggiungere i 15-20 anni. Alla nascita il suo peso è di circa 100 grammi ma può arrivare anche a pesare nell’età adulta tra i 2 ed i 7 chili. La sua è una vita in cui i giochi, le pulizie, sonni e pranzi si alternano. Molto amato dall’uomo, il suo istinto lo porta ad essere un predatore, atteggiamento questo che si mostra anche nel gioco.

La gatta partorisce in media dopo un periodo di gestazione che varia tra i 63 ed i 68 giorni, da uno a dieci Gattini il cui peso dipende da diversi fattori.
  • il sesso, normalmente il peso della femmina è inferiore a quello del maschio;
  • la razza, un gatto di razza grande sarà alla nascita più pesante rispetto ad un soggetto di razza piccola;
  • se il numero dei cuccioli è superiore a 5, questo comporterà un peso inferiore;
  • la dieta della gatta durante la gestazione, se si rivelasse incompleta o poco equilibrata, determinerebbe un nutrimento inadeguato dei feti con conseguente calo del peso e pericolo di malformazioni.

Per liberarsi dalla placenta, la madre lecca il gattino con una certa continuità. Questo trattamento stimola e desta il cucciolo e si protrae per diverso tempo dopo il parto. Il primo movimento che il piccolo esegue consiste nella ricerca delle mammelle della madre, facilitato dal fatto che la madre si stende di lato per agevolarne la presa. Il colostro (primo latte) materno assunto nelle prime ore, è per aspetto e costituzione differente da quello del latte oltre a contenerne altri elementi. Inoltre presenta anticorpi che il cucciolo è in grado di assimilare nelle prime 16 ore di vita e che lo proteggono dai germi durante la prima settimana. Il latte materno lo riceverà dopo qualche giorno dal parto ed è anch’esso ricco di anticorpi. Alla nascita il piccolo non è in grado di termoregolare la propria temperatura corporea, ma spetta alla madre mantenere calda la cucciolata. Nei cuccioli, la temperatura anale raggiunge in media i 37° fino ad aumentare gradualmente sino ad arrivare ai 38-38,5° all’incirca nei primi due mesi di vita. E’ perciò opportuno mantenere l’ambiente ad una temperatura preferibilmente di 33° nella prima settimana, per poi scendere a 30° e successivamente a 28° nella quarta e 26° nelle successive settimane.

Quando un gatto ha libero accesso all’esterno, il suo istinto predatorio, anche se si tratta di un gatto domestico , non si esaurisce, ma decide di mangiare o meno le prede cacciate quando ha un’altra fonte di alimentazione. Per natura, sono attirati da tutto ciò che si muove intorno a loro. Nel caso in cui il gatto si nutra esclusivamente di topi, dovrà mangiarne necessariamente, tra gli otto e i dieci al giorno, per arrivare ad avere un’adeguata alimentazione. Si pensi che cacciare non è poi così semplice e immediato. Tuttavia, il gatto possiede degli ottimi strumenti a suo vantaggio: un olfatto fine, le vibrisse che può orientare a suo piacimento, una vista eccezionale, artigli appuntiti e un’agilità nei movimenti.

Gli artigli del gatto sono caratterizzati da una crescita incessante nell’arco della loro vita, da forma lievemente circolare, dalla loro posizione verticale e dall’essere retrattili ed appuntiti. La capacità degli artigli a ritrarsi, comporta numerose conseguenze; intanto permette loro di spostarsi senza far il minimo rumore, agevolati in questo dai cuscinetti plantari, dopodiché consente al gatto di manifestare appieno il suo istinto predatore. La forma consente loro di penetrare facilmente le prede o eventuali nemici. Quando il gatto colpisce con gli artigli, provoca vere e proprie lesioni, persino nei momenti ludici. Nel momento in cui si decide di tagliare i suoi artigli, bisognerà utilizzare un tagliaunghie efficiente, tenendo l’estremità della zampa e facendo pressione in maniera delicata sull’ultima falange, per poi passare a tagliare l’artiglio ponendo il tagliaunghie in senso contrario rispetto al normale utilizzo dell’uomo, per evitare che si schiacci. Nell’artiglio si evidenziano due parti, l’una, rosata, vicino all’attaccatura del dito, e l’altra, chiara, verso l’estremità. Si taglierà quest’ultima evitando con cura di non ledere quella rosata della radice, contenente i vasi sanguigni. Ogni zampa posteriore possiede quattro artigli, mentre le anteriori ne possiedono cinque ciascuna; il quinto artiglio è posto sullo sperone, che corrisponde al nostro pollice. Quest’ultimo artiglio, se non viene tagliato, può incarnire e lacerare la cute. Normalmente, i gatti limano i loro artigli sugli alberi o su delle barre verticali, per far sì che lo strato dell’unghia in superficie cada e si rinnovi, agevolando così lo strato sottostante all’artiglio a restare efficiente. Alcuni gatti riescono a tagliarseli da soli. L’altra arma naturale di cui dispongono è rappresentata dai denti, in particolare dai canini. I loro denti afferrano, smembrano, fino a ridurre a pezzettini le loro prede, ma sono meno adatti a masticare il cibo che spesso viene ingerito intero.

Raramente si possono incontrare dei gatti capaci di nuotare. Il loro rifiuto all’acqua si manifesta persino nell’atto del bere. Si crede che siano originari del deserto e che siano moderati nel bere, del resto la loro urina è molto concentrata. Quando il gatto mangia voracemente una preda, pur assumendo acqua, non mostra alcun desiderio nel farlo, così come quando i gatti mangiano cibo in scatola non amano affatto bere, contrariamente a quelli allevati con alimenti secchi che la devono spontaneamente. In media ne ingeriscono piccole dosi, 10-20 volte al giorno, e che questa sia pulita e sufficiente. E’ verosimile che le crocchette favorirebbero l’insorgere di particolari malattie, l’importante è assicurare al gatto acqua in abbondanza per permettergli una corretta funzionalità renale.

In media il 50% dei gatti domestici è sterilizzato. La sterilizzazione non causa particolari problemi, se non quelli di aumentarne l’appetito, e conseguentemente diminuirne i loro bisogni energetici. Per cui è opportuno che essi ricevano quantità di cibo in misura ridotta, o che abbiano perlomeno un basso livello calorico, tale da evitare l’insorgere dell’obesità. Si può comunque abituare il gatto ad assumere, almeno una o due settimane prima, una minor quantità di cibo, prima che si pratichi la sterilizzazione, per favorire ancor prima l’adattamento alla sua nuova condizione.

La vita media del gatto sterilizzato si aggira intorno ai dieci anni, tuttavia, vi sono gatti che hanno raggiunto il record dei trenta anni d’età. Il maschio, intero, vive in media cinque anni, mentre la femmina sei. Questa maggiore mortalità si spiega con la diversa qualità della vita, poiché quelli interi vagabondano, per cui sono soggetti ad essere investiti o a contrarre malattie varie. Basti pensare che i gatti non castrati, appena sono a contatto con l’ambiente esterno, incontrano i loro simili per riprodursi o per lottare, per far sì che il loro territorio aumenti. Questi contatti così ravvicinati facilitano il contagio delle malattie e aumentano la mortalità. Tuttavia, l’anzianità felina è in crescente aumento, indice di un’alimentazione qualitativamente migliore, di un crescendo di vaccinazioni e di una più vigile attenzione sanitaria.

Il numero della popolazione felina anziana è in aumento. In Francia si aggira intorno agli 8,2 milioni di gatti, oltre il 30% ha un’età maggiore agli otto anni e l’11% della restante ne ha più di undici. Invecchiare è naturale ed inevitabile, e nell’animale, come del resto per l’uomo, si traduce in staticità, perdita di agilità, sonnolenza, inappetenza, deficit immunitario, una maggiore esposizione a disturbi cardiaci, etc. I gatti di età compresa tra i sei e i dieci anni sono i più obesi, mentre quelli più anziani sono tendenzialmente magri. L’obesità favorisce l’insorgere di patologie, quali il diabete e malattie della cute. Tuttavia, se un gatto è malnutrito, oltre al calo del peso, è soggetto alla perdita di massa muscolare, e ad indebolimento del sistema immunitario a causa di un apporto proteico insufficiente. L’inappetenza in un soggetto anziano, favorisce l’aumento progressivo dei problemi legati alla cavità orale, come gengiviti, ulcere o tumori, e la conseguente diminuzione delle capacità digestive. Si rende necessario, dunque, superati i dieci anni di età, un attento controllo qualitativo e quantitativo degli alimenti e un apporto adeguato d’acqua, poiché con l’età il gatto tenderà a berne quantità inferiori e sarà più sottoposto a disidratazione. Le malattie che hanno una maggiore incidenza nel gatto anziano si manifestano con insufficienza renale progressiva. Il gatto anziano va tenuto sotto stretto controllo veterinario, in modo che si eviti l’insorgere di un’eventuale malattia, intervenendo con la prescrizione di cure adeguate cui sottoporlo. E’ auspicabile che i soggetti che hanno già superato il dodicesimo anno di età, siano sottoposti a controlli semestrali; è comunque opportuno che i gatti siano sottoposti almeno a due controlli veterinari annui.

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