Il crattere del gatto

Carattere del gatto
Nonostante le sue doti di autonomia e indipendenza, l’educazione gli va insegnata sin dai primi mesi di vita quando il gattino già mostra eccellenti segnali di apprendimento.
E’ tuttavia possibile intervenire soltanto inculcandogli delle sequenze di atteggiamenti innati, potenziandole, e modificando a nostro piacimento i suoi comportamenti. Del resto alcuni artisti circensi con i gatti lavorano proprio in questo senso, ne identificano i comportamenti interessanti, li rinforzano e li fanno esibire per mostrare le loro capacità. Non bisogna dimenticare, comunque che a differenza di quanto si fa col cane, attirarlo con degli alimenti non sempre si rivela efficace, poiché dipende dalla volontà del gatto a fare o meno una cosa. Certamente sono più vincenti il legame affettivo verso il proprio padrone e il piacere del gioco. E’ dunque attraverso la motivazione, come sostengono alcuni studiosi di neurofisiologia, che il gatto dimostra le sue grandi doti di apprendimento.

L’educazione del gattino.
Studi recenti sul comportamento felino, hanno evidenziato che lo sviluppo psicomotorio nel gattino, come per l’uomo, avviene durante la gestazione. Alcuni ricercatori hanno affermato che la socievolezza nei confronti dell’uomo può essere una peculiarità caratteriale ereditata dal padre. Il momento più importante del processo dell’apprendimento comportamentale si attua nella fase che va dalla nascita al sesto mese di vita. Successivamente è possibile intervenire anche se influirà molto il temperamento del gatto e le qualità pedagogiche del padrone. Il comportamento del piccolo all’interno della cucciolata si può riassumere in tre punti:
  • il periodo dell’apprendimento;
  • il ruolo della madre, che influirà soprattutto nelle primissime fasi dello sviluppo;
  • la socializzazione, che inciderà moltissimo sul comportamento dell’animale adulto.

Quella che viene definita socializzazione intraspecifica, altro non è che la realizzazione dei comportamenti sociali della razza felina, da attuarsi preferibilmente intorno alla seconda settimana di vita e da completarsi verso l’ottava, e dalla cui qualità dipenderà la natura e l’affezione che si instaurerà tra l’animale e il padrone. In questa fase è necessario fornire degli stimoli al gatto arricchendo il suo ambiente, per accelerare e migliorare il suo sviluppo. Si può plasmare il suo carattere lasciando che si abitui anche alle carezze degli estranei, rivelandosi in età adulta un gatto dal buon temperamento con tutti e non troppo legato al suo padrone, o al contrario farlo accarezzare da non più di due persone, e in questo caso si affezionerà ad un unico padrone. Inoltre è indispensabile che il gatto familiarizzi sin da piccolo con i suoi simili per evitare problemi futuri. L’educazione alla pulizia e alla alimentazione, sono connaturali, anche se l’insegnamento materno è essenziale. Già intorno alla quindicesima settimana di età, il gattino è capace di pulirsi, e nella terza settimana di utilizzare la cassetta porta lettiera, e nutrirsi degli stessi alimenti della madre, mutuando da essa le preferenze alimentari. Infine è necessario abituarlo ad assumere anche l’acqua, ed alimentarlo con cibi svariati per impedire che si abitui ad un unico alimento.

A casa del padrone.
Quando si accoglie in casa un gattino, è sufficiente che gli si insegni i luoghi dove è possibile entrare e quelli vietati, e la posizione della lettiera. E’ bene che si neghi l’accesso alla camera di un neonato, almeno un mese prima che il piccolo venga al mondo.
Nonostante la sua natura solitaria, il gatto mostra delle straordinarie doti di adattamento, anche in condizioni di vita ottimali, alla socializzazione con l’uomo. La natura lo ha dotato di eccezionali mezzi comunicativi che gli permettono di percepire la presenza e di analizzare la condizione emotiva dei suoi simili o di altri animali, e decidere se è il caso di affrontarli o meno. Il rifiuto è indicato normalmente da un vocalizzo inquietante che a volte può mettere in fuga l’avversario. Per quanto concerne l’aspetto visivo, il gatto è particolarmente sensibile ai contrasti luminosi e ai movimenti, riuscendo a determinare la posizione di un topo in movimento.
Contrariamente a quanto si crede, il gatto non è in grado di vedere al buio ma necessita di una velocità sei volte inferiore a quella che è indispensabile all’uomo, il che significa che distingue maggiormente gli oggetti. Inoltre per quanto riguarda il colore riesce a distinguere soltanto il blu dal verde. I baffi sono degli indicatori preziosi, poiché gli consentono di percepire totalmente gli oggetti, per mezzo di gradienti di calore e di turbolenza, che indirizzano il naso e le pupille nella migliore angolazione. Inoltre la funzione olfattiva, grazie alla caratteristica anatomica del condotto vomero- nasale, che unisce la cavità orale a quella nasale in cui sfocia l’organo di Jacobson (che contiene le cellule olfattive che sono collegate attraverso i nervi al bulbo olfattivo), consente al gatto di individuare una sola molecola odorosa e di percepire le emozioni. Il padiglione auricolare permette al gatto di percepire le variazioni in decimi o in quarti di tono, rispettivamente delle alte e medie frequenze, e gli consente ad esempio di distinguere e rispondere al proprio nome, anche se è probabile che capti solo il timbro e l’intonazione con cui il padrone si rivolge ad esso. Altro tipo di comunicazione che il gatto trasmette, è il manifestare le proprie emozioni sia in maniera diretta, sia lasciando segnali del proprio passaggio, come depositi (orina, escrementi e secrezioni di ghiandole sudoripare), definita erroneamente “marcatura”.
Contrariamente alla credenza generale, non si tratta di marcatura ma di deposito di odori, soprattutto se si tratta di orina, infatti non intimorisce affatto l’animale che lo annuserà, ma sprona il gatto che passerà successivamente a ricoprire questo accumulo di odori. Alcune di queste sostanze, sintetizzate e rese sotto forma di spray, pare abbiano un effetto calmante. Un altro segnale del passaggio di un gatto è rappresentato dai graffi sugli alberi, divani e quant’altro. Secondo il giudizio di alcuni è visto semplicemente come stretching, per altri, con tale atto il gatto rilascerebbe delle secrezioni delle ghiandole poste sotto i cuscinetti plantari. Sembrerebbe inoltre che si rendano attive in caso di paura. Nella comunicazione diretta, il gatto usa posizioni e vocalizzi trasmettendo ai suoi avversari dei messaggi ben precisi.
Il gatto per comunicare, si serve di cinque posture fondamentali:
  • l’inarcamento della schiena, il pelo e la coda diritta esprimono un atteggiamento aggressivo;
  • il pelo normale e la coda incurvata, esprimono un atteggiamento amichevole;
  • quando il gatto è rannicchiato e con gli artigli da fuori ed emette un brontolio rabbioso, assume un tono minaccioso;
  • le baruffe tra gatti, tranne quando si tratta di combattimenti reali durante il periodo del calore, si risolvono in spettacoli uditivi;
  • lo scontro è breve, con tanto di ringhi impressionanti.

Le orecchie vengono orientate a seconda degli umori del gatto così come le vibrisse, peli più larghi di cinque o sei volte rispetto a quelli normali, disposte a gruppi su quattro o cinque file in entrambi i lati del naso; a differenza delle orecchie le vibrisse si orientano anche in base alle attività da esso svolte (caccia, punta, etc). Alcune di esse sono presenti anche al di sopra del carpo, nella parte anteriore delle zampe anteriori e sulle guance.

Strategie di comunicazione.
Il gatto può essere:
  • un predatore agile che si muove con discrezione per non essere visto
  • uno “spaccone”, che si compiace eccessivamente di se, in particolar modo nel periodo degli amori, ma pronto a cedere il passo al primo arrivato;
  • un seduttore, che coabita solo con l’uomo e non deve procacciarsi il cibo. In queste particolari circostanze, assume degli atteggiamenti specifici come, fare le fusa, il leccamento con finalità comunicativa, miagolii espressivi etc.
Il gatto organizza la sua esistenza, sonnecchiando, mangiando e giocando. L’area di riproduzione viene circoscritta provvisoriamente e se il gatto vive in libertà deve disporre di un’ampia zona di caccia. Il rispetto di questa organizzazione, gli eviterà numerosi disturbi comportamentali. In appartamento, è importante che il posto dove è collocata la cassetta con la lettiera sia distante, dal luogo destinato all’alimentazione, e che il posto dove riposa venga scelto in base alla posizione del sole, all’umore del gatto e preferibilmente vicino a una fonte di calore. L’area assegnata al gioco deve essere estesa; il gatto inoltre preferisce le posizioni alte.

Comportamento alimentare.
Il Felis libica e il Felis ornata i probabili progenitori del gatto, si pensa siano originari del deserto poco avvezzi a bere e ad accontentarsi delle magre prede che riuscivano a cacciare. L’addomesticamento e molte sue abitudini le ha ereditate dal popolo egizio. Il gatto attuale ha conservato questa sua attitudine all’acqua, infatti è un bevitore moderato che ne assume 12,6 ml., da nove a dieci volte al dì. Per quanto riguarda il cibo consuma dai quindici ai sedici pasti, in media 8 gr., nell’arco delle ventiquattro ore, della durata di quindici minuti ciascuno, indipendentemente giorno e notte (va ricordato che il suo sistema digestivo consente questo tipo di alimentazione). L’obesità è rara, solo il 12% dei gatti presenta questa condizione, contro il 20-30% dei cani, poiché consuma il cibo in funzione dei propri bisogni. E’ bene che sin da piccolo venga educato a mangiare svariati alimenti.

Comportamento eliminatorio.
La pulizia è un comportamento istintivo del gatto, appreso intorno al primo mese di vita. Prima di questo periodo, la madre dopo ogni poppata stimola la zona anogenitale per favorire la fuoriuscita dell’orina e degli escrementi. Solo dopo la quarta settimana si attiva il controllo neurologico, che consente al gatto di avvicinarsi alla cassetta contenente la lettiera, accovacciarsi (questo atteggiamento eliminatorio vale sia per maschio che la femmina), espellere e poi ricoprire accuratamente le proprie feci. Le dieizioni in posti inadatti indica un disturbo del comportamento.

Comportamento di pulizia.
Il comportamento di pulizia, ha anche una funzione calmante: il leccarsi, stimola la produzione di endorfine (ormoni che si attivano anche per allontanare la sensazione di dolore). L’atto del leccamento usato sugli altri è indice di un legame affettivo, evidente nel rapporto tra la madre e i Gattini. Nel comportamento di pulizia, che inizia nel gattino intorno alla seconda settimana di vita, il gatto è quasi autonomo e lo si nota leccarsi la zampa anteriore e portarsela alle orecchie. Un abituale riflesso autopodale caratterizzato da un movimento delle zampe, si può notare nel gatto quando si gratta volontariamente, o può essere indotto, quando si accarezza il dorso del felino.

Comportamento riproduttivo.Nei gatti il momento puberale è abbastanza precoce, intorno ai sei mesi, inoltre le gatte nate all’inizio dell’estate vanno prima in calore rispetto a quelle nate in primavera per effetto del caldo.
Nel caso si decidesse di non farli riprodurre è preferibile farli sterilizzare appena è possibile. Così facendo, si elimina al maschio la possibilità di contrarre malattie infettive da morso, e alla femmina, la sterilizzazione precoce scongiura l’insorgenza di eventuali tumori alla mammella, contrariamente a quanti sostengono che vada fatta partorire almeno una volta. Infatti, è un dato scientifico che la maternità non risponde a nessuna necessità biologica e tanto meno comportamentale. Il maschio è sessualmente maturo tra i sei e i dodici mesi, le guance crescono a dismisura e si presenta scarno durante la fase del calore delle femmine a causa delle continue lotte con i suoi simili. La prima gestazione inizia dal quinto mese, ma è consigliabile che avvenga tra gli otto e i nove mesi. Il periodo del calore, che inizia con la primavera e si protrae fino all’inizio dell’autunno, con pause brevi di otto o dieci giorni, dura all’incirca dai quattro agli otto giorni. L’ovulazione nella gatta è causata dall’accoppiamento, il che spiega la necessità di doversi accoppiare più volte perché avvenga l’atto fecondativo, di conseguenza i cuccioli possono avere padri diversi. La femmina si lascia avvicinare dal maschio solo nel momento in cui decide di accoppiarsi, prima di allora la gatta emette dei miagolii languidi e a volte anche inquietanti. Prima che inizi l’accoppiamento, il maschio che ha avuto la meglio nei combattimenti con i suoi simili, orina sul luogo dell’incontro, dopodiché inizia l’atto sessuale agevolato dal fatto che la gatta mostra volutamente la zona anogenitale per agevolare la penetrazione. L’accoppiamento è abbastanza veloce e la gatta reagisce usualmente in maniera violenta, poiché il pene del gatto è provvisto di spine che oltre a stimolarle la vagina le provoca dolore. Una gatta può avere oltre le sette monte. La gestazione dura da cinquantotto a settantuno giorni e quando avviene il parto, mangia la placenta di ciascun piccolo, che le darà sostentamento per un paio di giorni, dato il suo alto valore nutritivo. I cuccioli, da appena nati si dirigono verso le mammelle, ed ognuno di essi utilizzerà sempre la stessa. L’allattamento non preclude il calore, che si può ripresentare anche dopo quindici giorni dal parto, pertanto, dopo le tre settimane è preferibile farla sterilizzare se non si vogliono avere altre cucciolate. Le femmine sono in grado di riprodursi fino a quattordici anni, con una media di due parti all’anno con quattro o sei piccoli ognuna. Le gatte tricolori ne possono avere fino a tre all’anno.

Comportamento locomotorio.
Che il gatto sia un animale estremamente agile, lo dimostrano la sua scioltezza nell’uso delle membra sia a livello muscolare che articolare, il suo senso dell’equilibrio ed un vista eccezionale. La sua velocità può essere paragonabile a quella di un cavallo, con un passo che va dai due ai quattro tempi e con quattro differenti andature. Eccellente arrampicatore, riesce anche su pareti che non gli consentono una facile presa grazie ai preziosi artigli. Si è notato che i gatti che ne sono privi riescono comunque. La credenza popolare, secondo cui un gatto ricadrebbe sempre sui piedi non è veritiera. Oltrepassato il settimo piano, la sua velocità di caduta sarà sempre la stessa e le lesioni pneumotoraciche possono essergli anche fatali, così come nel caso cada da un metro, non avendo il tempo necessario di rigirarsi può causargli delle lesioni.
Nel XVIII secolo si credeva che gli atteggiamenti dei gatti fossero unicamente istintivi, successivamente però si è stati portati a dare un eccessivo peso alla sua intelligenza, cadendo nella confusione: benché possa essere complesso, il suo è semplicemente un apprendimento (alcuni test hanno cercato di stabilire una classificazione del grado d’intelligenza degli animal, al vertice della quale si trovano i primati, il gatto si colloca nella media superiore).

Un vero attore.
Il gatto riesce ad interpretare svariati ruoli: dai miagolii rauchi, profondi ed insistenti quando ha fame, all’annusare disgustato la lettiera sporca.Il gatto, presenza dolce e accattivante nelle case, ha sostituito il cane nel cuore degli uomini. E’ ospite ideale e gradito, dolce e rassicurante, per l’uomo di questo millennio, afflitto dalla fretta e dallo stress. 

rapporto uomo - gatto
Contrariamente ai cliché convenzionali, che lo vedono esclusivamente animale da compagnia di alcuni individui che amano la solitudine, i gatti vivono in vere e proprie famiglie numerose. Oltre il 50% dei proprietari di case monofamiliari lo posseggono, mentre la percentuale dimezza tra quanti vivono in  appartamento. La convivenza fra gatto e uomo resta ancora uno scambio di reciproci servizi, ma il suo ruolo di cacciatore di topi passa in secondo piano, sostituito dall’amore che l’uomo nutre per il felino e per gli animali in generale. Si pensi che più dell’80% dei gatti vive tra gli agricoltori nelle aree rurali, ma è accolto anche da altre categorie di lavoratori, nelle aree urbane. Nonostante i gatti frequentino ancora pochissimo gli ambulatori veterinari, l’attenzione per la sua salute in Europa e negli Stati Uniti, è in netta crescita., ed è aumentato di  conseguenza il numero dei veterinari che vogliono acquisire una competenza specifica riguardo lo studio e la cura dei Felini, creando delle apposite cliniche. L’interesse per il gatto è inoltre testimoniato dalle riviste scientifiche a lui dedicate. Il legame affettivo che lo lega all’uomo, che si credeva impossibile in passato, si evidenzia nell’attribuirgli una posizione simile a quella del cane, da sempre fedele compagno dell’uomo, e visto al primo posto  come esemplare da addomesticare compiutamente. La domesticazione  del gatto del resto, non si sa quando potrà ritenersi compiuta, poiché implica il monitoraggio della riproduzione dei randagi estremamente difficoltosa ad attuarsi.

Il gatto e i bambini.
Per via delle convinzioni preconcette, sul pericolo che correrebbero bambini ed anziani in presenza del gatto, li si è privati di conoscere e condividere la gioia che potrebbe donargli. Si è portati a credere che siano due le cause che possono giustificare il fascino che un neonato può destare in un gatto, in particolar modo quando di trova dentro la culla: la presenza del latte nei rigurgiti che in qualche maniera lo attirerebbe e, il fatto che il piccolo dorma molto e che sia sempre al calduccio. Nei primi mesi di vita del bambino, bisognerebbe evitare che il gatto entri nella stanza del bambino, e che non associ la carenza delle cure e attenzioni prestategli  con l’arrivo del neonato. Ciononostante, è essenziale che il piccolo interagisca con l’animale intorno al quinto mese di vita, sempre che il gatto acconsenta. I problemi potrebbero iniziare quando il bambino inizia a fare i primi passi e diventa particolarmente aggressivo, specialmente nei confronti dell’animale, circostanza  che si può evitare sorvegliando attentamente entrambi. E’ necessario inoltre insegnare al bambino il rispetto verso l’animale. Del resto il gatto è propenso a far entrare il bambino in contatto con l’ambiente circostante, attraverso  la stimolazione cinestesica.  Le grida dei piccoli possono però spaventare il gatto, il cui carattere indipendente lo porta a relazionarsi più o meno precocemente, compromettendone le qualità delle loro interazioni future. Questo spiega il motivo per cui il bambino in seguito, preferisce di giocare non col proprio gatto, ma con altri gatti. Il bambino a qualsiasi età,  apprende in fretta a plasmare i propri atteggiamenti quando si trova in presenza dell’animale, ne rispetta i desideri, impara ad essere paziente, ed ai  più piccoli insegna a dominare i propri gesti e a misurare i propri vocalizzi, trovando in lui un ottimo compagno che lo inserisce tra gli adulti, attraverso l’esperienza ludica.

Il gatto e l’anziano.
Più autonomo e meno ingombrante, il gatto è l’animale da compagnia ideale per le persone anziane. Nella scelta bisogna evitare gatti con il pelo lungo che dovranno essere oggetto di cure quotidiane e principalmente non aggressivi, non esuberanti e dotati di un temperamento dolce. La preoccupazione di garantire un futuro al gatto dopo la scomparsa del proprio padrone, è una questione che desta preoccupazione, ed impedisce a volte all’anziano di rinunciare alla gioia di accoglierlo in casa. L’adozione dell’animale da parte di persone amiche o parenti risolverebbe il problema, ed in molti casi si avvera pur di non far perdere al proprio caro il piacere di vivere col gatto. Tuttavia, la perdita del gatto in soggetti particolarmente sensibili o malati, può destabilizzarli,  farli cadere in depressione, per cui quanti li circondano non devono sottovalutare la cosa. La perdita di un gatto può essere vissuta come un vero e proprio lutto, che porta con se un immenso dolore.

Il gatto terapeutico, in ambiente ospedaliero.

Molti medici e psichiatri, hanno pensato di utilizzare il gatto a scopo terapeutico laddove la medicina tradizionale si rivelava inefficace, convinti inoltre che la sua presenza  riducesse i tempi di guarigione nel malato. I primi esperimenti al riguardo, sono stati descritti da uno psichiatra infantile americano, che racconta di un episodio del tutto casuale capitatogli mentre visitava un ragazzo autistico nel suo studio e in presenza del suo cane. Per tutto il tempo della visita, il ragazzo non proferì parola, se non alla fine incuriosito dal voler domandare se al loro prossimo incontro avrebbe partecipato anche il can. L’interesse suscitato nello psichiatra da quella esperienza, lo indusse a continuare ad utilizzare il proprio cane nel suo lavoro. Questo nuovo approccio terapeutico,fu apprezzato anche dalle cliniche europee. I gatti  sono ugualmente richiesti ed indicati in questa forma di assistenza terapeutica, per le persone anziane, come pure nelle unità psichiatriche. E’ opportuno che il personale medico instauri da subito un rapporto di familiarità con questi animali che si sono rivelati degli indispensabili assistenti sanitari. Altrettanto importante se non fondamentale, è il ruolo che riveste il personale, che pur notando dei miglioramenti, deve fare in modo che il paziente non si non si apra esclusivamente al solo gatto, e diventi l’unico soggetto con cui interagire. Il medico deve saper veicolare i sentimenti dell’animale affinché il malato possa guarire o quanto meno migliorare. Diversi sono gli studi che hanno rivelato, che la semplice carezza, il rivolgergli la parola o la sola presenza, hanno avuto una incidenza positiva su soggetti ipertesi e su individui che presentavano seri disturbi cardiopatici. Infine, la presenza dei gatti in ambienti ospedalieri, oltre a rendere il posto più umano ed accettabile, ha contribuito a stabilire delle interazioni tra il paziente ed il personale medico e  paramedico; gli addetti al settore, riconoscono che la presenza del gatto, facilita la diminuzione del tasso di aggressività nei pazienti e  agevola così il proprio lavoro.

Il gatto e la pedagogia.
Alcuni insegnanti hanno pensato di tentare, in un circolo didattico parigino, un singolare esperimento pedagogico nel farsi affiancare nell’insegnamento della disciplina, da un gatto. L’interesse e le premure che l’animale ha suscitato tra gli alunni è stato sconsiderato. Si è assistito ad un vero sconvolgimento, poiché tutta la classe si era in qualche modo espressa liberamente senza che l’insegnante l’incitasse a parlare, creando tra i bambini nuovi modi di interloquire e d’ascolto. Inoltre ha conferito un ruolo a ciascuno di essi , e nello stesso tempo ha  reso la classe affiatata e coesa da un progetto, I bambini che avevano difficoltà nel concentrarsi perché distratti, hanno imparato a farlo, scoprendo che anche essi erano in grado con l’impegno e con una maggiore responsabilità, ad avere degli interessi da poter realizzare pienamente. Infine, la presenza dell’animale ha permesso loro di esprimersi liberamente,  senza mai dubitare del modo in cui sarebbero stati accettati.
morfologia del gatto
In genetica il complesso dei caratteri morfologici è definito come fenotipo. Nei gatti includono la morfologia (grandezza, configurazione della testa e del corpo, taglio degli occhi, etc.), la colorazione del mantello e degli occhi, gli aspetti di natura psicologica e fisiologica relativa alla frequenza del colore, il numero dei Gattini della cucciolata.
Tutte questi tratti dipendono da proteine strutturali o enzimi. Ciascuna proteina è il risultato del lavoro delle cellule dell’organismo, favorite dall’intervento di un gene. I geni sono contenuti nel nucleo di ogni singola cellula, disposti come lunghe catene di DNA o acido deossiribonucleico che formano i cromosomi.
Nelle cellule degli organismi superiori, gatto compreso, i cromosomi ed i relativi geni sono presenti in duplice copia. I gatti presentano un totale di 38 cromosomi, dei quali 19 coppie sono uguali.
Generalizzare così però non è corretto, poiché questo numero è esatto solo per le femmine che posseggono una coppia di cromosomi X identici che fissano il sesso, mentre nei gatti maschi questa coppia non è identica ma è formata da un cromosoma X ed uno Y. Quest’ultimo determina il sesso maschile dell’embrione. Nel periodo puberale il suo organismo crea delle cellule sessuali riproduttive o gameti, uova nelle femmine e sperma nei maschi. I gameti, si differenziano da altre cellule poiché possiedono una sola copia di ciascuna coppia cromosomica, oppure una di ogni gene che il genitore possiede in duplice copia. Nell’atto fecondativo, i gameti maschili e femminili si uniscono e formano una cellula che contiene rispettivamente tutti i 38 cromosomi, 19 materni ed altrettanti paterni. Si trasmette così metà del proprio patrimonio genetico alla prole che presenterà un fenotipo risultante dall’unione di tutti i geni di entrambi i genitori.
Uno degli scopi che gli allevatori di razze perseguono per migliorare il genoma dei loro animali, è stabilire il tipo di geni in possesso di una singola razza ed operare una scelta di riproduzione tra i soggetti con i geni più peculiari. Questo procedimento è noto come selezione.
Nell’accoppiamento logico, gli allevatori incrociano individui che posseggono geni complementari, al fine di migliorare in termini estetici la razza. La disciplina che permette di realizzare questo processo è conosciuta con il nome di genetica.
In seguito si tratterà la materia in maniera molto semplificata per favorire una maggiore comprensione dell’attività svolta dagli allevatori e si vedrà come opera la genetica. Si prenderanno in considerazione i geni determinanti sia la lunghezza dl pelo che il colore del mantello, paragonando quest’ultimo come se fosse un gioco di carte.

Si introdurrà per analogia l’esempio delle regole di gioco delle carte in riferimento alla determinazione del sesso dei Gattini. Ogni cellula del corpo della gatta possiede due carte X, cioè presenta un cromosoma X, per tale motivo si deduce che ogni uovo prodotto dal suo organismo possiede una carta X delle due. Il maschio, in ciascuna cellula, contiene una sola carta X e l’altra Y, per cui si avrà produzione di sperma che presenterà o una carta X o una carta Y. Durante l’atto fecondativo, se l’uovo (X) incontrerà lo spermatozoo con segno X, il gattino allora sarà di sesso femminile (XX), contrariamente se incontrerà lo spermatozoo Y allora il sesso sarà maschile (XY). La rappresentazione del quadrato di Punnet ci consente di conoscere tutti i possibili incroci tra uovo e sperma e determinare se la metà della prole sarà dell’uno o dell’altro sesso.

Le modalità di incrocio dei caratteri ereditari, dominati o recessivi, determinano le singole caratteristiche morfologiche del nascituro (lunghezza del pelo, colore del mantello, eccetera). I caratteri ereditari si comportano come delle carte inserite in determinate serie; tali carte, mischiate tra di loro, consentono di ottenere le caratteristiche finali della prole. Ad ogni carta è attribuita una “potenza” diversa. La lettera maiuscola indica il nome della carta più potente, quella minuscola quella della carta più debole.
Citiamo l’esempio di come si determina la lunghezza del pelo: nelle serie “L” il gatto avrà il pelo corto se possiede due carte “L” o una carta “L” ed una “l”. in quest’ultimo caso la carta “L” più potente si imporrà. Pertanto il gatto avrà il pelo lungo solo se ha due carte deboli “l”.
Con lo stesso criterio si ottengono anche gli altri caratteri estetici del gatto.
Gli allevatori selezionano i genitori che ritengono essere compatibili con l’aspetto fisico ed in particolare la colorazione del mantello e la lunghezza del pelo che si vuole ottenere nei Gattini.
L’allevatore potrebbe decidere se mantenere i colori del mantello caratteristico di una particolare razza o usare queste modalità per inserire una colorazione del tutto nuova del mantello. Ad inizio anni 30, ad esempio, gli allevatori hanno presentato dei progetti miranti ad inserire nella razza Persiana la carta cs del gatto Siamese. Dopo una infinità di sforzi tesi a rimpossessarsi della morfologia tipica del Persiano, mutata completamente dal genotipo del Siamese originale apportati con la carta cs, si ottennero dei bellissimi Persiani Colourpoint.
Questo stesso procedimento viene impiegato per ottenere nuove razze da una mutazione naturale. Tale mutazione corrisponde ad una nuova carta. Nel 1981, ad esempio, è stata rinvenuta una mutazione spontanea su di un esemplare femmina che presentava le orecchie arricciate all’indietro sopra la testa. Perciò è stata inserita una nuova serie di carte denominata Cu, responsabile dell’arricciamento delle orecchie; essa include una carta cu debole responsabile delle orecchie normali ed una carta Cu potente del tipo arricciato. Per riassumere, tramite il processo di selezione e quello relativo all’accoppiamento logico, gli allevatori hanno dato vita ad una nuova razza: l’America Curl.
Alcune mutazioni non condizionate possono arrecare danno alla salute del gatto. Nel caso in cui provochino malattie genetiche ereditarie, è compito dell’allevatore accertarne l’identità dei soggetti portatori per precluderne l’accoppiamento. Il ragionamento usato vale solo per determinati geni singoli con un effetto significativo o geni maggiori (assenza di coda, orecchie ripiegate, arti brevi, etc.) ma non è valido per i tratti quantitativi (morfologia, fisiologia, psicologia). Negli standard della razza sono codificati tratti determinati da entrambi i tipi di geni, sia quelli manipolabili che non. Comunque anche nella determinazione delle caratteristiche estetiche spesso entra in gioco la selezione di tratti poligenici (le pezzature bianche irregolari del mantello).

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